Concretamente, ha spiegato oggi a Berna in una conferenza stampa
il capo del Dipartimento federale dell'economia (DFE) Pascal
Couchepin, il messaggio del governo concernente la revisione della
legge sull'assicurazione disoccupazione (LADI) propone di ridurre
la durata delle indennità da 520 a 400 giorni (ad eccezione dei
lavoratori anziani e dei beneficiari di rendite AI che abbiano però
contribuito per almeno 18 mesi) e di aumentare da 6 a 12 mesi il
periodo minimo dei contributi che dà diritto alle indennità.
Quest'ultimo provvedimento dovrebbe anche limitare abusi dopo
l'entrata in vigore della libera circolazione delle persone nel
quadro degli accordi bilaterali Svizzera-UE.
L'aliquota, attualmente aumentata al 3% per permettere di
rimborsare i debiti dell'assicurazione, sarà ridotta al 2% non
appena sarà stato raggiunto l'equilibrio finanziario, ha affermato
il ministro dell'economia. Ciò dovrebbe avvenire durante il 2003.
All'apice della crisi l'assicurazione aveva accumulato 8,8 miliardi
di franchi di debiti: oggi le cifre rosse ammontano a 5,7 miliardi.
A lungo termine, ha affermato Couchepin, un'aliquota del 2 %
permetterà all'assicurazione di superare indenne periodi di crisi
anche grazie alla maggiore efficacia degli uffici di collocamento
che riescono a reinserire rapidamente e durevolmente le persone in
cerca d'impiego. Probabilmente, ha comunque aggiunto, il prossimo
rallentamento dell'economia interverrà prima che un fondo di
riserva abbia potuto essere costituito. Per le previsioni a lungo
termine (15 anni) il governo stima che vi saranno mediamente
100 000 senza lavoro.
Il pieno impiego rimane però l'obiettivo del governo.
«Politicamente non abbiamo il diritto di ammettere uno zoccolo
irriducibile di disoccupati», ha affermato Couchepin. Ma per
eliminare questa piaga - «ogni disoccupato è un disoccupato di
troppo» - è indispensabile proseguire con l'attuale politica del
lavoro e non imboccare la via scelta da alcuni paesi vicini con
«salari minimi obbligatori e interventi massicci sugli orari di
lavoro».
I beneficiari di alti salari che non hanno diritto alle
prestazioni - tra 106 800 e 267 000 franchi annui - continueranno a
versare una quota addizionale di solidarietà. Quest'ultima sarà
tuttavia ridotta dal 2% all'1%. Per Couchepin si tratta di una
revisione socialmente equilibrata.
Il progetto di revisione prevede anche un aumento della
partecipazione finanziaria della Confederazione e dei cantoni alle
spese degli uffici regionali di collocamento e provvedimenti sul
mercato del lavoro. I contributi federali dovrebbero salire da 246
a 300 milioni di franchi all'anno e quelli dei cantoni da 75 a 100
milioni. Questi ultimi avevano manifestato un certo malcontento
nella procedura di consultazione. Tuttavia, ha sottolineato
Couchepin, non è giusto che misure di politica del lavoro siano
finanziate dai soli salariati: lo Stato deve pure intervenire.
(la/sda)