Domani si apre il 31esimo Forum di Davos
publiziert: Mittwoch, 24. Jan 2001 / 10:55 Uhr
Berna - In un clima teso si apre domani il 31esimo Forum economico mondiale di Davos (WEF). I timori di disordini e il dialogo difficile con la società civile rischiano di fare dimenticare lo spirito per cui la manifestazione è nata.
In un testo pubblicato sulla stampa alcuni giorni fa, gli
organizzatori, sottolineando di non essere la causa dei problemi
della globalizzazione, hanno ricordato la «filosofia» che sta alla
base del tradizionale incontro grigionese: «siamo convinti che né
la politica, né l'economia possano risolvere da sole i problemi del
pianeta». Ragion per cui ogni anno si cerca di far incontrare a
Davos rappresentanti delle due parti.
Come ogni anno, il prestigioso convegno ospiterà così parecchi esponenti del mondo economico e politico internazionale, in tutto circa 3 200 persone intenzionate a discutere sui problemi del mondo e ad allacciare contatti. Al centro delle discussioni vi soprattutto saranno le conseguenze della globalizzazione.
Mantenere la crescita e colmare le divisioni
La manifestazione, che terminerà il 30 gennaio, ha come motto «Sustaining Growth and Bridging the Divides» (mantenere la crescita e colmare le divisioni), ha indicato Claude Smadja, direttore operativo del WEF, in occasione della presentazione del programma. «La globalizzazione attualmente non è ciò che dovrebbe essere», ha ammesso Smadja, ricordando che gli squilibri tra ricchi e poveri non si sono ridotti negli ultimi anni. Sussistono enormi disparità in particolare nei campi dell'educazione, delle conoscenze, della salute e dell'accesso all'informatica, secondo Smadja. L'obiettivo dei dibattiti è anche la ricerca di nuove soluzioni per ridurre la voragine fra ricchi e poveri. Per superare gli scompensi, il Forum dovrà d'ora in poi promuovere una «globalizzazione integratrice» (»inclusive globalisation»). Senza forte crescita, tuttavia, i progressi sociali non saranno possibili», secondo gli organizzatori del WEF.
Parecchie personalità
Per la 31esima edizione hanno annunciato la loro presenza il presidente messicano Vincente Fox, il primo ministro giapponese Yoshiro Mori e il presidente polacco Aleksander Kwasniewski. La Svizzera sarà rappresentata dal presidente della Confederazione Moritz Leuenberger e dai consiglieri federali Pascal Couchepin, Joseph Deiss e Kaspar Villiger. La partecipazione simultanea al Forum di Davos del leader palestinese Yasser Arafat e il ministro israeliano Shimon Peres potrebbe condurre a nuovi risvolti nella situazione del Medio Oriente. Nella località grigionese si incontreranno pure i presidenti jugoslavo Vojislav Kostunika, croato Stipe Mesic e albanese Rexhep Meidani.
Le contestazioni
Accanto ai leader ufficialmente invitati al Forum, anche centinaia di attivisti anti-globalizzazione hanno annunciato la volontà di recarsi a Davos e reso nota l'intenzione di manifestare nonostante il divieto delle autorità. A Davos ci si prepara all'assedio. Il direttore del dipartimento grigionese della giustizia Peter Aliesch ha sostenuto di recente che negli ultimi decenni non c'è mai stato un impiego di polizia tanto vasto e complesso. Non sarà però l'unica contestazione del Forum. «The Public Eye on Davos», che quest'anno ha rinunciato al dialogo con il WEF, ma che si distanzia espressamente dalla manifestazione lanciata dagli ambienti anti-WTO, ha organizzato una contro-conferenza nella località grigionese. Inoltre, circa mille di partecipanti sono attesi all'»Altra Davos», una conferenza che si svolgerà il 26 gennaio al Volkshaus di Zurigo. Al centro delle discussioni vi saranno gli effetti della globalizzazione sulla società, l'ambiente e il lavoro, ha indicato Charles-André Udry, di «attac suisse», una delle organizzazioni che hanno lanciato la conferenza.
La contestazione a Davos avverrà quest'anno anche a Porto Alegre, in Brasile. A tale «Forum Sociale Mondiale» parteciperà anche una delegazione di parlamentari svizzeri. La conferenza brasiliana avrà per motto «Un altro mondo è possibile». L'idea del Forum Sociale Mondiale è nata in occasione della mobilitazione contro l'Organizzazione mondiale del commercio (WTO) di Seattle nel novembre 1999 e contro il Fondo monetario internazionale a Washington, nell'aprile del 2000.
Come ogni anno, il prestigioso convegno ospiterà così parecchi esponenti del mondo economico e politico internazionale, in tutto circa 3 200 persone intenzionate a discutere sui problemi del mondo e ad allacciare contatti. Al centro delle discussioni vi soprattutto saranno le conseguenze della globalizzazione.
Mantenere la crescita e colmare le divisioni
La manifestazione, che terminerà il 30 gennaio, ha come motto «Sustaining Growth and Bridging the Divides» (mantenere la crescita e colmare le divisioni), ha indicato Claude Smadja, direttore operativo del WEF, in occasione della presentazione del programma. «La globalizzazione attualmente non è ciò che dovrebbe essere», ha ammesso Smadja, ricordando che gli squilibri tra ricchi e poveri non si sono ridotti negli ultimi anni. Sussistono enormi disparità in particolare nei campi dell'educazione, delle conoscenze, della salute e dell'accesso all'informatica, secondo Smadja. L'obiettivo dei dibattiti è anche la ricerca di nuove soluzioni per ridurre la voragine fra ricchi e poveri. Per superare gli scompensi, il Forum dovrà d'ora in poi promuovere una «globalizzazione integratrice» (»inclusive globalisation»). Senza forte crescita, tuttavia, i progressi sociali non saranno possibili», secondo gli organizzatori del WEF.
Parecchie personalità
Per la 31esima edizione hanno annunciato la loro presenza il presidente messicano Vincente Fox, il primo ministro giapponese Yoshiro Mori e il presidente polacco Aleksander Kwasniewski. La Svizzera sarà rappresentata dal presidente della Confederazione Moritz Leuenberger e dai consiglieri federali Pascal Couchepin, Joseph Deiss e Kaspar Villiger. La partecipazione simultanea al Forum di Davos del leader palestinese Yasser Arafat e il ministro israeliano Shimon Peres potrebbe condurre a nuovi risvolti nella situazione del Medio Oriente. Nella località grigionese si incontreranno pure i presidenti jugoslavo Vojislav Kostunika, croato Stipe Mesic e albanese Rexhep Meidani.
Le contestazioni
Accanto ai leader ufficialmente invitati al Forum, anche centinaia di attivisti anti-globalizzazione hanno annunciato la volontà di recarsi a Davos e reso nota l'intenzione di manifestare nonostante il divieto delle autorità. A Davos ci si prepara all'assedio. Il direttore del dipartimento grigionese della giustizia Peter Aliesch ha sostenuto di recente che negli ultimi decenni non c'è mai stato un impiego di polizia tanto vasto e complesso. Non sarà però l'unica contestazione del Forum. «The Public Eye on Davos», che quest'anno ha rinunciato al dialogo con il WEF, ma che si distanzia espressamente dalla manifestazione lanciata dagli ambienti anti-WTO, ha organizzato una contro-conferenza nella località grigionese. Inoltre, circa mille di partecipanti sono attesi all'»Altra Davos», una conferenza che si svolgerà il 26 gennaio al Volkshaus di Zurigo. Al centro delle discussioni vi saranno gli effetti della globalizzazione sulla società, l'ambiente e il lavoro, ha indicato Charles-André Udry, di «attac suisse», una delle organizzazioni che hanno lanciato la conferenza.
La contestazione a Davos avverrà quest'anno anche a Porto Alegre, in Brasile. A tale «Forum Sociale Mondiale» parteciperà anche una delegazione di parlamentari svizzeri. La conferenza brasiliana avrà per motto «Un altro mondo è possibile». L'idea del Forum Sociale Mondiale è nata in occasione della mobilitazione contro l'Organizzazione mondiale del commercio (WTO) di Seattle nel novembre 1999 e contro il Fondo monetario internazionale a Washington, nell'aprile del 2000.
(la/sda)
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