Incendio Monte Bianco: sotto inchiesta il gestore francese

L'AMTB, così si chiama la società in questione, non avrebbe reagito con la necessaria rapidità quando il 24 marzo dell'anno scorso un camion andò a fuoco e innescò un colossale rogo che provocò la morte di 39 persone e rese inagibile la cruciale galleria italo-francese.

Il giudice Franck Guesdon, del tribunale di Bonneville in Alta Savoia, ha messo sotto inchiesta il gestore del tratto francese dopo aver ordinato ad esperti di informatica una perizia sul funzionamento dei semafori rossi all'interno del tunnel.

Secondo indiscrezioni pubblicate il mese scorso da un quotidiano francese, il giudice ha appreso dalla perizia che il personale dell'ATMB (Societè des Autoroutes et tunnel du Mont-Blanc) ha dormito: avrebbe proceduto all'attivazione manuale dei semafori rossi soltanto nove minuti dopo la prima allerta per l'incidente.

La direzione dell'ATMB ha finora respinto in modo categorico queste accuse ma palesemente il giudice Guesdon è di diverso avviso se a sorpresa è passato adesso alle contestazioni formali.

Secondo i risultati ancora provvisori dell'inchiesta, l'incendio è divampato dopo che un camion guidato dal belga Gilbert Degrave ha preso fuoco per colpa di un mozzicone di sigaretta - ancora acceso- risucchiato in una presa d'aria. Le fiamme e il fumo si sarebbero propagate subito con spaventosa virulenza a causa dell'insufficiente ventilazione. Altri fattori penalizzanti sarebbero stati la scarsità dei punti di rifugio e le difficoltà d'accesso per i mezzi di soccorsi.

Il tunnel è tuttora chiuso (si parla di una riapertura nel corso della prossima primavera) e molto polemiche divampano sui lavori di restauro e ristrutturazione appena incominciati: per i pompieri dell'Alta Savoia c'è il rischio che non vengano rafforzati i dispositivi di sicurezza.

Con il sostegno crescente delle popolazioni dell'Alta Savoia, gli ecologisti francesi chiedono poi che ai mezzi pesanti venga vietato del tutto l'ingresso nel traforo.

(sda)