Israele: Sharon incalza i laburisti e parla con Arafat

Ma nei Territori una nuova «giornata della collera» ha lasciato un morto e decine di feriti e i gruppi integralisti palestinesi Jihad e Hamas hanno minacciosamente avvertito Sharon a «prepararsi» a una nuova ondata di attentati.

L'avvicendamento al vertice del governo israeliano è iniziato quando Sharon è stato ricevuto nell'ufficio del primo ministro, dove Ehud Barak lo ha aggiornato per oltre due ore sulle maggiori questioni militari e strategiche correnti. Sharon ha anche avuto un approfondito scambio di vedute con l'ambasciatore americano a Tel Aviv Martin Indyk, in attesa che nella regione giunga a fine mese il segretario di stato Colin Powell. L'epoca di Bill Clinton pare essersi definitivamente conclusa oggi quando Barak, secondo la radio militare, ha inviato ad Arafat una lettera per informarlo che tutte le proposte israeliane avanzate a Camp David (luglio 2000), a Washington (dicembre 2000) e a Taba (gennaio 2000) non sono più valide. A grandi linee il governo uscente - travolto dal voto del 6 febbraio scorso - offriva ad Arafat un ritiro totale dalla striscia di Gaza, un ritiro quasi totale dalla Cisgiordania e la spartizione amministrativa di Gerusalemme. Ora, il tavolo di Sharon, è sgombro da impegni.

Nel frattempo il terreno ribolle. Nella nuova giornata di collera contro la chiusura militare e l'assedio decretato nei confronti delle principali città palestinesi numerosi dimostranti si sono scontrati con l'esercito israeliano a Ramallah, Hebron, Qalqilya e nella striscia di Gaza. In serata il bilancio degli incidenti è di un ragazzo palestinese di 16 anni ucciso e di una trentina di dimostranti feriti, oltre a un fotografo straniero. A Gaza, Jihad islamica e Hamas sono scesi in strada per ribadire che continueranno a «piazzare bombe» contro l'occupazione. All'indomani dell'esplosione di un'autobomba a Gerusalemme, il quadro che il capo di stato maggiore Shaul Mofaz ha tracciato oggi a Sharon è piuttosto allarmante e il generale gli ha anche consigliato di incontrare al più presto Arafat, per cercare di calmare la situazione con una celere ripresa di colloqui di pace. Al quotidiano Yediot Ahronot, Sharon ha spiegato oggi di non credere che sia possibile in questa fase giungere alla fine del conflitto. Al massimo, si può ipotizzare un armistizio.

Ad Arafat, il leader del Likud ha detto di essere favorevole a ulteriori accordi con i palestinesi, ma ha avvertito che non ci potrà essere dialogo finché sul terreno si spara. Da parte sua - ha aggiunto - è interessato a risollevare le disastrose condizioni economiche della popolazione dei Territori, stremata da cinque mesi di rivolta. Ma al tempo stesso ha avvertito che ingaggerà una lotta senza quartiere contro quei palestinesi che praticano la violenza. Sull'ipotesi di un governo di unità nazionale, il partito laburista resta incerto, anche se Shimon Peres si è pronunciato a favore a patto che «prosegua il processo di pace». Sharon oggi ha offerto a Barak di restare in carica come ministro della difesa: Barak, a quanto pare, rifiuterà.

Stasera i suoi compagni di partito hanno stilato condizioni minime per garantire l'appoggio a Sharon: prosecuzione delle trattative di pace, accettazione da parte del Likud di uno stato palestinese indipendente smilitarizzato, congelamento della colonizzazione e disponibilità di massima a smantellare colonie isolate. La risposta del Likud sarà nota domenica.

(sda)