Macedonia: ripresi combattimenti Uck nomina comandante

Il portavoce dell'esercito, Blagoja Markovski, ha annunciato l'uccisione di «trenta terroristi» vicino al villaggio di Vaksince, ma il portavoce del ministero della Difesa, Georgji Trendafilov, si è limitato a confermare solo due prigionieri.

L'Esercito di liberazione nazionale (Uck) invece non rivendica nulla, ma si è dato nel frattempo il suo primo comandante generale: si chiama Gezim Ostreni, ha 60 anni, un militare di carriera diventato ufficiale nel vecchio esercito jugoslavo. Per lui quella in Macedonia è la terza guerra balcanica: ha già combattuto in Bosnia contro i serbi e poi in Kosovo.

Quando nel settembre di due anni fa l'Uck kosovaro venne smilitarizzato, lui divenne vice comandante del Tmk, il corpo di protezione civile istituito dalla missione delle Nazioni Unite. Poche settimane fa era stato sospeso dall'incarico proprio per presunti collegamenti con l'Uck macedone. Da ieri il suo incarico è ufficiale.

Ostreni, che è nativo della cittadina macedone di Diber, affianca così nella sua veste di comandante militare Ali Ahmeti, che resta il leader politico della guerriglia. Una riorganizzazione che lo stesso Ahmeti aveva annunciato ieri, e che se non altro conferma la determinazione dell'Uck di proseguire lungo la strada della lotta armata.

Domani pomeriggio alle 17:00 il parlamento macedone si riunirà in seduta straordinaria per votare la fiducia al nuovo governo di unità politica del quale fanno parte partiti albanesi e macedoni. Oggi il ministro degli Esteri Srgjan Kerim, che insieme a quello dell'Interno Dosta Dimoska non ha avuto confermato l'incarico, ha rassegnato le proprie dimissioni.

Una mossa evidentemente polemica che tuttavia non sembra mutare lo scenario politico. I due principali partiti macedoni (la Vmro- Dpmne del premier attuale Ljubco Georgevski e l'Unione socialdemocratica dell'ex premier Branko Cernenkovki), avranno i dicasteri dell'Interno e della Difesa, ministeri-chiave in una crisi che almeno per il momento resta militare.

La ripresa dei bombardamenti contro villaggi nei quali vivono ancora migliaia di civili non appare certamente un segnale di distensione: «Stiamo seguendo con grande attenzione quello che accade» ha detto all'Ansa Zeqir Bekteshi, portavoce del Partito albanese per la prosperità democratica (Ppd) che fino a ieri aveva subordinato la propria adesione all'esecutivo alla proclamazione di una tregua. Tregua che però è durata appena 24 ore.

L'Uck insiste a non considerare la creazione del nuovo governo come un passo in avanti, ma al contrario lo giudica «un intralcio» verso la soluzione pacifica del conflitto che a dire dei guerriglieri potrà essere raggiunta solo attraverso un loro coinvolgimento diretto nei negoziati.

Le speranze della comunità internazionale sono ora legate alla capacità di dialogo e di riforma che questo esecutivo saprà dimostrare: se i partiti riusciranno ad accordarsi rapidamente sul riconoscimento di quei maggiori diritti pretesi dalla minoranza albanese, l'Uck risulterà sconfitto sul piano politico prima ancora che su quello militare. In caso contrario il movimento armato potrà rivendicare per sè il ruolo di unico tutore dei diritti albanesi, e questo finirà inevitabilmente per restituirgli forza e consenso.

(kil/sda)