Il valore di mercato del prezioso metallo, ha precisato il Seco,
era di circa 1,4 milioni di franchi e ora si sta cercando di
esaminare le transazioni finanziarie ad esso collegate per risalire
ai beneficiari.
Un'inchiesta è stata da tempo avviata anche a proposito di
un'altra partita di oro jugoslavo - in totale 173 kg per un valore
di 1,8 milioni di franchi - giunta in Svizzera in quattro consegne
effettuate tra il 21 settembre e il 2 novembre 2000. La Banca
nazionale jugoslava sospetta che il regime dell'ex presidente
Milosevic abbia fatto uscire illegalmente dal suo paese oltre 700
kg di oro, successivamente commercializzati attraverso società
svizzere e cipriote.
L'importazione e la vendita di oro jugoslavo in Svizzera non
costituiscono reato: il Seco ha comunque avviato indagini perché
l'eventuale versamento dei ricavi alla Jugoslavia sarebbe stato in
contrasto con l'embargo decretato dal giugno 1999 al 9 ottobre 2000
nei confronti di Belgrado. Per quanto riguarda i 173 kg di lingotti
già accertati, il Seco è giunto alla conclusione che per la maggior
parte di essi non vi è stata violazione dell'embargo, dato che i
proventi della vendita sono finiti in Grecia. Per altri 42 kg vi è
invece il sospetto che i fondi siano tornati in Jugoslavia
attraverso una società cipriota.
(bb/sda)