Il ministero della Difesa ha assicurato che sono in corso studi
per stabilire l'eventuale esistenza di un legame fra i quattro casi
di leucemia e le munizioni contenenti uranio impoverito. La
Francia - ha detto Jean-Francois Bureau, portavoce della Difesa -
sarà in prima fila, martedì a Bruxelles, nella riunione della Nato
chiesta dall'Italia ed ha aggiunto di sperare che «tutti i membri
dell'Alleanza vi partecipino, mettendo a disposizione tutte le
informazioni di cui dispongono».
Soltanto qualche ora prima, era stato il ministro della Difesa
Alain Richard ad associare la Francia alle richieste di Roma a
Bruxelles, invitando gli americani ad essere «disponibili» nei
confronti delle richieste di chiarimenti sul tema. Lo stesso
ministro ha sottolineato che la Francia dispone delle medesime
munizioni ad uranio impoverito ma «non ha dovuto utilizzarle».
Già dal giugno 1999, ha detto il portavoce del ministero, è in
piedi un gruppo di lavoro che studia i problemi di salute che
l'uso dell'uranio potrebbe aver creato. Per ora i risultati
sembrano escludere un rischio di irradiazione, ma non varie e
anche gravi conseguenze sulla salute, in particolare disfunzioni
epatiche e renali.
Alle domande dei giornalisti, il portavoce Bureau ha risposto in
modo non sempre esplicito ma tranquillizzante. Se la Nato esclude
un legame fra sindrome dei Balcani e uranio impoverito, i risultati
della Francia «portano a risultati non molto diversi», ha detto.
«Perchè un volume sufficiente di polvere di uranio possa essere
respirata - ha aggiunto - bisognerebbe essere presenti accanto ad
un carro quando questo è stato distrutto».
«Le verifiche proseguono ma tutto, per il momento, conferma che
queste munizioni possono essere utilizzate - ha aggiunto il
ministro Richard - e abbandonarle significherebbe una perdita di
vantaggio per i combattimenti di prima linea».
In Francia, da alcuni mesi, si parla anche di sindrome del
Golfo, con decine di ex combattenti che affermano di soffrire di
varie malattie legate alla loro permanenza in Medio Oriente
all'inizio degli anni Novanta. Un'associazione di ex combattenti,
'Avigolfè, sostiene che 140 fra militari reduci del Golfo e dei
Balcani sono malati in Francia.
A 10 anni dalla fine del conflitto contro l'Iraq, varie sono
ancora le ipotesi che potrebbero essere all'origine della sindrome:
le molteplici vaccinazioni, gli antidoti contro i gas tossici
(specie quelli neurotossici), l'uranio impoverito, la respirazione
di vapori venefici accumulati. I medici hanno finora sempre negato
una causa unica di tutte le malattie, parlando anche di conseguenze
psicologiche di un trauma come la partecipazione al conflitto.
(sda)