Berlusconi al lavoro, ministri e impegni internazionali

La scelta dei ministri deve rispondere a un elemento di novità e di autorevolezza, ma anche rispettare gli equilibri interni. Il Cavaliere sta tentando di convincere Renato Ruggiero ad accettare gli Esteri perchè si tratterebbe di una mossa di grande prestigio che lo qualificherebbe a livello internazionale.

Oggi Berlusconi ha avuto contatti con l'ambasciata Usa e ha telefonato al cancelliere tedesco Gerard Schroeder per preparare al meglio il vertice Nato di giugno e il G8 di luglio a Genova. Il premier in pectore sa bene che da queste prime mosse dipenderà in buona misura il credito di cui potrà godere presso le cancellerie occidentali.

Berlusconi punta in sostanza a realizzare un triangolo politico i cui vertici sono rappresentati da se stesso, dal presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi e dal presidenze della Commissione UE Romano Prodi: si tratta di aprire una fase di sostanziale stabilità che gli consenta di far navigare l'Italia all'altezza degli altri partner nel momento in cui si passerà alla moneta unica e poi all'unione politica.

Ma per raggiungere questo traguardo sarà necessario avviare a soluzione prima del G8 il problema del conflitto d'interessi, come reclama Francesco Rutelli, lo sconfitto. Per la struttura di governo una delle ipotesi in campo è la creazione di una sorta di consiglio di gabinetto: un organismo agile, ristretto ai leader, deputato alla decisioni più delicate. Potrebbe farne parte anche Umberto Bossi (che dunque assumerebbe la carica di vicepremier insieme a Gianfranco Fini) in modo da garantire la stabilità dell'alleanza.

Ma la scelta dei ministri dipende anche dalle nuove cariche istituzionali: Robertto Maroni (Lega) alla presidenza della Camera significherebbe certamente meno potere della Lega nel governo. Berlusconi deve pensare subito anche ai ballottaggi. Sono in palio comuni importanti come Torino, Napoli e, soprattutto, Roma.

Antonio Tajani (Casa delle Libertà) oggi ha ricevuto l'appoggio esplicito del segretario del Ppe e del senatore a vita Giulio Andreotti. Ed è proprio in base alla comune ispirazione al popolarismo europeo che Forza Italia ha agganciato Democrazia europea. A D'Antoni Forza Italia avrebbe offerto il ministero del Lavoro; Andreotti era apparso in primo momento molto più tiepido perchè scelte di questo tipo comportano implicitamente la rinuncia a qualsiasi speranza di creare una terza via al centro, ma alla fine ha ceduto.

La battaglia per Roma ha una forte valenza simbolica, e ciò spiega l'impegno a tutto campo dei due schieramenti. Walter Veltroni (Ulivo/DS) nella capitale si gioca la propria credibilità politica e può contare su Rifondazione, ma Tajani ha dalla sua parte anche l'appoggio a tempo pieno del presidente della regione Lazio: il sì di D'Antoni e Andreotti aumenta le sue chances di sfondare al centro.

Certo, l'Ulivo appare complessivamente in difficoltà a causa del dibattito senza esclusione di colpi che si è aperto a sinistra. I Ds di fatto hanno aperto la partita congressuale e l'attuale segretario si trova a combattere con il rischio di distrazioni del suo schieramento. Nella Quercia si discute non solo sulla via da imboccare (partito socialdemocratico di tipo europeo o unità delle sinistre) ma anche su come recuperare l'elettorato perduto. Intanto Rutelli sottolinea che l'Ulivo nel suo complesso, nel proporzionale, è finito a una manciata di voti dalla Casa delle libertà. Rimprovero indiretto per chi non si è fidato fino in fondo, ma anche un modo per dire che l'opposizione non farà sconti al centrodestra nella vicenda dei seggi contestati: con le liste civetta, è il ragionamento, la Cdl ha rastrellato indebitamente seggi che altrimenti non avrebbe avuto.

(ba/sda)