Israele: Netanyahu impegnato in una corsa contro il tempo

Le candidature per l'elezione speciale, resasi necessaria dopo le dimissioni presentate ieri da Barak, scadono il 25 dicembre visto che lo scrutinio deve svolgersi entro 60 giorni. Netanyahu, che ha posto fine ieri sera ad un esilio politico di 18 mesi lanciandosi nella battaglia, deve fare in modo che la Knesset (il parlamento) accetti di sciogliersi e di convocare elezioni anticipate. In base alla legge elettorale infatti Netanyahu, non essendo deputato, può candidarsi alla carica di primo ministro solo nell'ambito di elezioni parlamentari.

Ieri Netanyahu ha annunciato di essere in lizza per la direzione del Likud, il principale partito di destra. L'ex premier si era dimesso da questa carica ed aveva rinunciato al seggio di deputato dopo la sconfitta elettorale inflittagli nel 1999 da Barak. Stando ad un sondaggio pubblicato oggi dal quotidiano Yediot Aharonot, il vantaggio di Netanyahu su Barak, che qualche giorno fa era di 16 punti, è passato a 20 punti dopo le dimissioni del primo ministro di sinistra.

«Ho fatto degli errori ma ne ho tratto delle lezioni» ha dichiarato in un conferenza stampa Netanyahu a proposito del periodo, molto controverso, in cui diresse il governo, dal 1996 al 1999. Con un tono virulento ha accusato Barak di aver «intaccato la forza dissuasiva di Israele» e di essere responsabile del degrado della sicurezza in seguito allo scoppio della rivolta palestinese, il 28 settembre. Gli rimprovera inoltre di aver «ritirato in fretta e furia» i soldati israeliani dal sud del Libano, lo scorso marzo.

Netanyahu ha pure affermato che Barak dimettendosi dalla carica di primo ministro ha «vergognosamente manovrato» per impedirgli di presentarsi alle elezioni e ha chiesto ai deputati di silurare questa operazione sciogliendo la camera e organizzando elezioni anticipate. L'uomo forte della destra è tornato alla carica in occasione di un incontro, ieri sera, con il capo del partito ultraortodosso Shass (17 deputati su 120), Eli Yishaï, che gli ha assicurato il suo sostegno.

L'appoggio dello Shass, indispensabile a Netanyahu per ottenere la dissoluzione della Knesset, è comunque molto ambiguo visto che il partito ortodosso si è impegnato solo a presentare una proposta di legge per permettere a chiunque di candidarsi ad un'elezione speciale per la carica di primo ministro. Lo Shass è molto reticente all'idea di indire elezioni parlamentari dato che i sondaggi indicano che perderebbe una parte dei suoi deputati a profitto del Likud.

«Ci impegnamo in primo luogo a modificare la legge elettorale per permettere a Netanyahu di candidarsi, ha dichiarato all'afp il portavoce del partito Yitzhak Sudri. «Se non riuscissimo a modificare la legge, dovremmo votare la settimana prossima a favore di elezioni anticipate», ha aggiunto. Il parlamento ha già adottato in prima lettura il 28 novembre una proposta di legge in questo senso ma per entrare in vigore deve essere nuovamente adottata in seconda e terza lettura.

(bb/sda)