Liechtenstein accusato di aver collaborato con i nazisti

Il direttore del Wjc Elan Steinberg, in interviste rilasciate al settimanale tedesco «Spiegel», sostiene di avere le prove di quanto afferma, che presenterà nel prossimo settembre. Il principato avrebbe in particolare collaborato nella transazione di ingenti capitali.

Lo storico svizzero Peter Geiger, che sta scrivendo un libro sull'argomento, indica in un articolo pubblicato oggi dalla «Neue Zürcher Zeitung» che il Liechtenstein «in quanto stato» non ha collaborato con i nazisti: le due banche che all'epoca operavano nel minuscolo paese erano ancora insignificanti e non hanno partecipato a transazioni di oro.

In tempi recenti i due istituti si sono messi alla ricerca di conti «dormienti»: ne sono stati rintracciati tre per un importo complessivo di tremila franchi, ma ancora è poco chiaro se siano riconducibili a vittime dell'Olocausto. Per gli ebrei, depositare soldi in un paese che rischiava di essere annesso alla Germania, era poco raccomandabile, scrive Geiger: singoli casi non sono però da escludere.

Diversa la situazione per le società fiduciarie, che avrebbero offerto la loro disponibilità per operazioni finanziarie, anche di grande portata: il Liechtenstein non era però il paese di destinazione di quei capitali.

Geiger, contattato dall'ats, ha detto di essere ansioso di conoscere i nuovi fatti che il Wjc intende mettere sul tappeto. Bisognerà stabilire se si tratti di documenti già noti oppure di elementi nuovi. Secondo lo storico, il contesto politico del Liechtenstein durante la Seconda guerra mondiale è paragonabile a quello della Svizzera, anche per quanto riguarda la politica dei rifugiati, che peraltro era posta sotto regia elvetica. La grande maggioranza della popolazione era anti nazista, ma singole imprese hanno effettivamente prodotto per la Wehrmacht.

(sda)