M.O.: primo incontro Peres-Arafat a Lisbona

Entrambi a Lisbona per partecipare ai lavori dell'Internazionale Socialista, il leader palestinese ed il ministro degli Esteri israeliano hanno parlato per due ore e mezza, durante una cena organizzata nella residenza del primo ministro portoghese Antonio Guterres, alla quale ha partecipato anche il ministro degli Esteri norvegese, Thorbjorn Jagland, presidente della commissione Medio Oriente dell'internazionale.

I due premi Nobel per la pace del 1993 non hanno rilasciato nessuna dichiarazione congiunta al termine dell'incontro, ma hanno parlato separatamente, entrambi sottolineando il fatto di essere pronti a mettere in pratica i prossimi passi verso la ripresa dei negoziati di pace. «C'è un accordo - ha detto Peres - e lo dobbiamo seguire. Questa è una grande occasione per scambiarci le opinioni, per pensare quale sia la via migliore per l'applicazione dell'accordo». Simile il tenore delle dichiarazioni di Arafat: «la cosa più importante è seguire quello su cui abbiamo raggiunto un accordo. Io ho dichiarato la nostra approvazione del rapporto Mitchell, dell'iniziativa egiziano-giordana, della dichiarazione che ha fatto seguito all'incontro fra il presidente Bush ed i leader europei in Svezia».

Durante l'incontro, a quanto è stato riferito da fonti presenti al colloquio, Peres, comunque, ha ribadito che il piano americano potrà essere messo in pratica solo -come viene richiesto- solo dopo una settimana intera di calma e assenza di violenze. «Questo treno non potrà lasciare la stazione - avrebbe detto Peres- senza la fine delle violenze». E Arafat avrebbe risposto che il compito di far cessare le violenze sarebbe agevolato da misure tese a migliorare le condizioni di vita dei palestinesi, come la fine della chiusura di città e villaggi nei territori. Mentre Colin Powell conclude oggi la sua missione in Medio Oriente, che ha portato all'importante risultati di far accettare a palestinesi ed israliani un piano per la ripresa dei negoziati di pace, fra israeliani e palestinesi rimangono divergenze su quello su cui è stato raggiunto l'accordo. Cruciale è la questione dei «sette giorni» di assenza di violenze, cui poi dovrebbero seguire le «sei settimane di periodo di normalizzazione»: i palestinesi danno un'interpretazione abbastanza ampia del concetto, sottolineando più lo sforzo che gli effettivi risultati.

Mentre gli israeliani si mostrano più inflessibili e parlano di un periodo di sette giorni consecutivi di completa cessazione delle violenze «dai colpi di mortaio ai sassi contro le macchine», come ha detto Dore Gold, il consigliere di Sharon, il quale ammonisce: il governo israeliano «azzererà l'orologio» dopo ogni incidente.

(sda)