Il regime militare di Rangoon viola tutti gli accordi
internazionali sui diritti umani e del lavoro e collabora con
investitori esteri che sfruttano la popolazione con lavoro forzato
e salari estremamente bassi, affermano DB e CCC, che chiedono a
Triumph di lasciare il paese asiatico.
Il portavoce della Triumph Alois Hirzel respinge ogni addebito:
l'impresa può garantire - ha detto all'ats - che nel suo
stabilimento birmano non ci sono lavoratori forzati e le condizioni
offerte ai circa 1000 dipendenti sono molto meglio di quelle in cui
lavorano di solito i birmani. Di lasciare il paese non si parla
nemmeno, ha aggiunto il portavoce. L'impresa vuole tuttavia cercare
il dialogo e possibili soluzioni con il Dipartimento federale degli
affari esteri e con la stessa DB.
Questa mattina alcuni attivisti hanno distribuito cartoline di
protesta in un grande magazzino di Losanna e hanno invitato la
gente a inviarle alla Triumph per indurla a lasciare la Birmania.
(sda)