Sequestro Lagonico: un ostaggio confrontato ai suoi rapitori

Il Tribunale correzionale di Losanna si è interessato questa mattina ai legami che univano i protagonisti. Christian Pidoux, il principale imputato, e Stéphane si conoscevano fin da ragazzi. Per anni hanno frequentato le medesime scuole. I loro genitori, soprattutto le madri, si conoscevano e si apprezzavano.

Perchè aver scelto Stéphane Lagonico quale ostaggio, ha chiesto il presidente del Tribunale. «Apparteneva ad una famiglia ricca e non mi piaceva troppo», ha risposto Christian Pidoux. «Non ero cosciente della gravità di ciò che stavo facendo. Lo so soltanto da sei mesi, a causa di tutte le rappresaglie che mi fanno subire in prigione».

«Sono stato io»

Christian Pidoux ammette di aver concepito il rapimento: «L'ho ideato: il responsabile sono io». Pidoux si rammarica di aver addolorato la famiglia Lagonico, «soprattutto la madre, una donna che mi ha sempre sostenuto, aiutato, che mi abbracciava». «Sono stato io a presentare la signora Lagonico a mia madre», ha mormorato Christian con un singhiozzo.

Il sequestro doveva permettergli di saldare i debiti - una somma di circa 30mila franchi - e di ottenere i 150mila franchi che gli occorrevano per aprire un bar a Losanna. Christian aveva parlato del progetto al padre, Philippe Pidoux, che aveva però rifiutato di finanziarlo.

Stéphane fu dunque rapito il 21 dicembre 1998 a Losanna. Tredici persone sono accusate di aver partecipato al sequestro. Fra queste Katia Pastori, 28 anni, e Pascal Schumacher, 32 anni, rifugiatisi in Brasile con Christian Pidoux.

La vicenda appassiona i media: il processo è seguito da decine di giornalisti. Fra il pubblico - una trentina di persone - ammesso in aula figura anche Philippe Pidoux, padre di Christian, consigliere di Stato vodese fra il 1968 e il 1994 e consigliere nazionale per una quindicina d'anni fino al 1999.

(bb/sda)